
E se va male?
E se poi non riesco?
E se non è tutto come l’ho immaginato?
E se alla fine il mio progetto, la mia idea, non funziona e non va bene?
E se fallisco?
Chiunque abbia dedicato il proprio tempo, le proprie energie e risorse per realizzare un’idea, ha pensato almeno una volta a queste domande.
La paura di non farcela e in generale la paura del fallimento fanno parte del bagaglio di emozioni di ogni percorso personale e professionale.
Quindi, dato che prima o poi si passa anche dalle emozioni negative, capiamo insieme come gestirle.
Di cosa parliamo oggi
Eccoci qui, per l’ultima puntata della prima stagione di Tutto e subito, il podcast per imparare a godersi il percorso e la vita senza fretta.
In questa prima stagione abbiamo parlato di tanti argomenti centrali per favorire la consapevolezza personale: la paura del futuro, le strategie per capire che cosa si desidera e come trasformare i sogni in obiettivi, come affrontare la sindrome dell’impostore, come trovare un lavoro o uno stage e come entrare nel settore, come capire a cosa dare la priorità tra tutto ciò che si vorrebbe fare. Insomma, davvero tanti tanti argomenti che si accomunano tra loro da un filo conduttore: imparare a vivere la propria vita secondo il proprio benessere, in base alla propria etica e morale.
Ma, tra tutti gli argomenti che sono stati toccati, ne manca uno all’appello: la paura di fallire.
Sì, perché tutte le scorse puntate si sono concentrate sul “come riuscire a..”, ma, per poter vivere davvero con consapevolezza, bisogna costruire gli strumenti utili per superare anche i momenti di difficoltà e quindi anche i fallimenti.
In questa puntata parliamo quindi proprio di questo: cos’è la paura del fallimento, quando e se è efficace o utile, quali sono gli strumenti o le strategie che possono servire per superare un fallimento.
Perché no, non esistono le vite perfette o le vite sempre in salita. La vita in generale è fatta di alti e bassi e anche se spesso vediamo raccontati solo i momenti di successo, non possiamo fare finta che i fallimenti non esistono.
Il fallimento è parte del percorso
Cos’è la paura del fallimento e come si manifesta
Parliamoci chiaro: tutte le emozioni che proviamo sono valide, negative o positive che siano. Il nostro modo di viverle, accoglierle ed eventualmente superarle è determinato dal nostro benessere e dallo stato d’animo in cui siamo.
In generale non ci sono emozioni giuste o sbagliate, ma se ci si sente sopraffatti e sopraffatte da qualcosa a volte può essere necessario chiedere un supporto professionale. E in questo non c’è nulla di male.
Ricordati sempre che la terapia è tua amica ed è uno dei più bei regali che puoi farti.
Questa è la doverosa premessa che mi sento di fare, prima di parlare di “paura di fallire”. Perché la paura è fisiologica, nel senso che è un’emozione che possiamo provare spesso quando si tratta di fare qualcosa di nuovo, diverso, sfidante e che ci sta a cuore.
Come mai sentiamo quel friccicorio, le farfalle nello stomaco, le gambe molli e ci cominciano a sudare le mani? Perché la paura di sbagliare, di fare male, di non rispettare le aspettative nostre ed altrui ci provoca tutte queste sensazioni fisiche.
Questo può destabilizzare in un primo momento, soprattutto quando si ha l’idea che “non bisogna avere paura”, che bisogna andare avanti a testa bassa senza soffermarci troppo sul perché proviamo quella emozione.
In realtà, la paura è la risposta del nostro corpo a determinati stimoli. Per cui, è importante provare a capire in modo trasparente, sincero e non giudicante, gli elementi che incutono paura. Quindi, bisogna porsi delle domande:
- Hai paura perché non vuoi sbagliare?
- Hai paura perché sei a disagio?
- Hai paura perché stai affrontando qualcosa di nuovo?
E nel momento in cui trovi la risposta a queste domande, sarà più chiaro anche come superare la paura, ovvero, sarà più semplice individuare le azioni da compiere per far sì che ciò che ci fa paura venga razionalizzato.
Metti caso che tu debba tenere un discorso davanti a un tot di persone e questo ti mette a disagio, ti incute timore e paura perché non vuoi fare una brutta figura. Una volta che hai riconosciuto il “perché”, che cosa puoi fare per razionalizzare la paura? Puoi capire, ad esempio, quali sono gli elementi del contesto sotto il tuo controllo, ovvero, in questo caso, il discorso, il tuo comportamento, la mimica facciale, il tono di voce da utilizzare ecc. Se ti aiuta, puoi fare uno schema o un elenco di tutte questi punti e per ognuno trovare una o più azioni o strategie che ti faranno stare tranquilla, dandoti sicurezza.
L’attitudine più efficace nel superare la paura che qualcosa vada male è: capire che cosa incute paura, come mai e cosa puoi fare al riguardo.
Riconoscere l’emozione della paura significa mostrarsi in modo vulnerabile. Ma in qualche modo, anche solo il dire “questa cosa mi fa paura per questo motivo x” aiuta ad esorcizzare l’emozione e a vederla a distanza, facilitando la lucidità mentale che serve per superarla in modo consapevole.
La domanda che sorge poi quando si parla di paura è: “Quando cresco, quando farò più esperienza, smetterò di avere il timore che ciò che faccio non funzioni o non vada bene?”. Ti rispondo subito con un grande no.
Certo, magari la paura che proverai in futuro farà riferimento ad altre cose, contesti e progetti. Ma ciò che desideri sta sempre dall’altra parte della paura, che si tratti di paura di non farcela, di iniziare, di non fare bene, di sbagliare o chissà che altro.
Però, sappi che nel momento in cui tu scegli di fare qualcosa che ti sta a cuore, che ti entusiasma e che per te è importante, potresti provare questa emozione.
E non c’è niente di male.
E a volte i tuoi timori potrebbero avverarsi. Potresti sbagliare, potresti non farcela, potresti fallire. Potresti. Perché il fallimento e l’errore fanno parte di qualsiasi percorso. Ma questa consapevolezza, ovvero la consapevolezza dell’imperfezione, della variabilità del successo e delle situazioni, non deve fermarti dall’agire.
Infatti, l’errore e il fallimento sono dei momenti utili nel tuo percorso, perché sono frutto di un’esperienza e di una sperimentazione che può essere sia tecnica che personale, riferita a qualcosa o qualcuno. E nel momento in cui si sbaglia, si fallisce o ci si rende conto di aver fatto un errore madornale, dopo il primo momenti di sconforto, bisogna chiedersi:
- “Esattamente, che cosa ho sbagliato?”
- “Quale delle mie azioni mi hanno portato qui?”
- “Se avessi svolto il mio compito in quest’altro modo, il risultato sarebbe stato diverso?”
- “Ciò che ha determinato l’errore è responsabilità mia, oppure di altri fattori di cui io non ho il controllo?”.
Le risposte che troverai a queste domande non devono però contenere un giudizio di valore sulla tua persona o sulle altre persone.
Insomma, quando si sbaglia bisogna cercare di analizzare la situazione per capire quali sono le buone pratiche o le strategie migliori, per non ripetere poi lo stesso errore in futuro.
Un errore non svaluta l’intero percorso o la tua persona così com’è. No, l’errore fa parte di un percorso che altro non è che la tua vita. E ricordati che, come si dice in questi casi: “Sbaglia solo chi fa”.
Sbaglia solo chi fa
A proposito di questo, ti racconto un breve aneddoto che mi riguarda, un piccolo dietro le quinte per mostrarti cosa intendo quando parlo di attitudine proattiva agli errori.
Uno degli esami della magistrale riguardava imparare a costruire siti web. Durante il corso mi era venuta l’idea di creare un mio blog. Perché? Non per chissà quale motivo, ma perché mi piaceva l’idea di avere un blog.
Così mi sono messa giù e ho creato quello che è stato a tutti gli effetti il mio debutto nel mondo digitale.
L’obiettivo? Diventare blogger. E basta.
Ora a ripensarci mi rendo conto che un obiettivo del genere non aveva alcun senso. Non c’era un filo logico, non avevo oggettivamente idea di che cosa stessi facendo. Ho pubblicato sì e no 5 o 6 articoli in due anni e nonostante fosse così palese che stessi facendo questa cosa tanto per farla, non capivo perché non funzionasse. Perché non ingranassi. Verso che cosa poi non lo so.
Sta di fatto che a un certo punto ho preso atto del fatto che quello fosse a tutti gli effetti un fallimento. Mi è dispiaciuto? Sì. E anche tanto.
Tuttavia, quando poi mi sono ritrovata a dover smanettare sugli aspetti tecnici dei siti per lavoro, mi sono resa conto del valore vero di quest’esperienza.
Il fatto di aver già sperimentato in prima persona come usare WordPress e simili, il fatto di aver passato le ore a cercare soluzioni a cose di cui non capivo niente, mi ha reso più sicura nel muovermi a livello professionale. Quel fallimento non è stato altro che una palestra. Aver già messo le mani in pasta in un progetto digitale, mi è stato di grande aiuto. Certo, è stato altrettanto difficile comunque, ma sono riuscita a tenere con me tutte le cose che avevo imparato.
Quindi, sì, le proprie idee, i propri progetti possono andare male, ma non è la fine del mondo. L’importante è capire cosa, dove e perché si è sbagliato qualcosa.
Trovare soluzioni nuove a errori e fallimenti
Come si fa a superare un fallimento? Prima di tutto: accettandolo, prendendone atto in modo consapevole, senza sminuire il proprio valore come persona.
Questa è una cosa a cui tengo in modo particolare: un errore non ti definisce. È il tuo modo di reagire all’errore che fa la differenza.
Il che non significa che non devi in alcun modo rimanerci male. No, ci sta che un errore o un fallimento possa dar fastidio o generare un senso di rabbia, tristezza o frustrazione. Il punto però è non fermarsi a questi sentimenti.
Approfitta del momento per trasformare un errore in un’opportunità di crescita e apprendimento.
Prendi il tuo quaderno e fai una lista di quello che è andato male. Per ogni punto individuato, trova le soluzioni o le strategie che avresti potuto mettere in campo per agire meglio e in modo più efficace.
Fai più liste se ti serve e se non hai la soluzione, allora cercala, chiedi consiglio o supporto, informati, studia e, quindi, impara.
Da ogni errore genera nuove soluzioni e modi di agire. Poi sperimentali, mettili in pratica, così da poterne valutare l’efficacia.
Non funzionano ancora? Ripeti il processo di analisi.
Funzionano? Allora hai trovato l’approccio giusto.
Mantieni la mente e l’attitudine flessibile e recettiva a nuovi stimoli, in modo da poter valutare sempre con lucidità il tuo comportamento e la risposta che il mondo intorno a te ti offre.
Poniti degli obiettivi realistici, che possano essere affrontati con le competenze e le risorse che hai o che puoi acquisire. Perché se ti poni degli obiettivi troppo grandi, anche arrivare a metà ti sembrerà un fallimento. Invece non è detto che sia così. Se ti poni come obiettivo di partire da A e arrivare a Z in un unico viaggio, questo obiettivo sarà molto più complicato che pensare di partire da A, arrivare a B e solo dopo passare a C, D, E, F e via fino alla Z.
Imparare a godersi il percorso
Questo podcast si chiama “Tutto e subito” perché noi siamo la generazione che non sa aspettare, perché non ci è mai stato mostrato che serve tempo per percorrere una strada e raggiungere uno o più obiettivi.
Nella strada ci saranno sempre difficoltà, momenti di sconforto, fallimenti, paure e dubbi. Essere consapevoli anche di questa faccia della medaglia è il modo più efficace per potersi godere il percorso.
Guarda in prospettiva verso ciò che desideri, usa i tuoi valori come guida per le tue scelte, datti la possibilità di provare e sbagliare. Vivi per perseguire il tuo benessere e per favorire il benessere delle altre persone.
Sii consapevole delle difficoltà, dei privilegi e delle risorse che hai e non dare mai niente per scontato. Il resto poi è sperimentazione di vita, azioni e risultati.
Io credo profondamente in tutte le cose che hai ascoltato in queste 10 puntate. Gli esercizi che ti ho proposto sono utili, ma funzionano se poi dalla teoria si passa alla pratica. Quindi in bocca al lupo per il tuo percorso, ti auguro che sia nei momenti belli che in quelli brutti, sia sempre entusiasmante!
Siamo alla fine di questa puntata, alla fine della prima stagione di Tutto e subito.
Sto già lavorando per raccogliere spunti e idee per la prossima stagione, per condividere strumenti e strategie che siano utili davvero.
Per questo ho bisogno del tuo supporto: fammi sapere quali sono state le puntate che ti hanno colpito di più, cosa hai trovato interessante e utile e quali sono i temi che vorresti approfondire.
Puoi scrivermi su Instagram, dove mi trovi come @marcella.peverini.coach, oppure una mail all’indirizzo ciao@marcellapeverini.it.
Io ti ringrazio di aver ascoltato fin qui. Grazie, grazie davvero. A prestissimo!