
Quando durante l’infanzia immaginavi la tua vita adulta, sembrava tutto facile, chiaro, cristallino come l’acqua. Ora che però sei “grande” (o almeno questo è quello che ti dicono le altre persone), vorresti solo scendere dal treno per avere il tempo di capire che succede. Com’è possibile che accadano così tante cose, a una velocità tale per cui non è possibile stare dietro a tutto?
Ti senti come se la vita e il mondo abbiano preso il sopravvento su tutte le tue decisioni.
Cerchi di capire cosa provi e perché.
Cerchi di capire se anche le altre persone vivano le tue stesse insicurezze ma ti sembra che abbiano capito tutto della vita.
Quindi, ti chiedi “ma io come faccio a sapere qual è la scelta giusta da fare per me?”, “ E se poi sbaglio?”, “E se poi la gente mi chiede spiegazioni e io non so dargliele?”, “Ma devo davvero dare spiegazioni sulle mie scelte?”. E in tutto questo, è così normale avere paura del futuro?”, “Questa paura è reale o del tutto infondata?”.
Prima di andare avanti, ti rassicuro subito: tutte, tutte, tutte le persone passano per queste domande, chi prima o chi dopo. Il punto centrale però è un altro: trovare le risposte giuste per te.
Di cosa parliamo oggi
Eccoci di nuovo qua, nella seconda puntata del podcast Tutto e subito! Anche oggi, come sempre, proviamo a rispondere a una domanda complessa e, diciamocelo, decisamente esistenziale!
In questa nuova puntata, cerchiamo di capire perché si ha così paura del futuro. Andremo in profondità esplorando le motivazioni, le conseguenze e come poter convivere con la sensazione di incertezza continua che in alcune fasi della vita è inevitabile.
Ti racconterò come nel mio percorso per tanti anni ho cercato di evitare la domanda pensando che fosse una strategia efficace (e se pensi che sia così, te lo dico subito: no, non lo è).
Infine, nell’ultima parte della puntata, ho raccolto alcuni consigli, suggerimenti ed esercizi che potranno aiutarti a trovare le modalità più adatte per te a rispondere a questa domanda, ovvero a capire che cosa fare nel tuo futuro.
Nota a margine: se stai uscendo da un percorso di studi, ti consiglio di cuore di recuperare anche la prima puntata del podcast, dedicata alla domanda “Ho finito gli studi, e ora che faccio?”, dove puoi trovare già qualche spunto utile. Infatti anche nella scorsa puntata il tema del cambiamento e dell’incertezza è stato centrale.
L’hai già ascoltata? Perfetto, allora direi che siamo sulla stessa lunghezza d’onda e posso cominciare a fare sul serio!
È normale avere paura del futuro? Rispondo subito a voce ben alta: sì, è qualcosa che può succedere!
Come e perché abbiamo paura del futuro e dell’incertezza
Ma seriamente, perché nessuno ce lo dice prima?
Perché c’è questa narrazione e immaginario collettivo in cui le persone adulte hanno tutte le risposte e vivono la vita senza problemi o dubbi?
Perché? Perché le motivazioni alla base della paura del futuro sono complesse e spesso variano di caso in caso.
Una volta una persona mi ha detto che il futuro non esiste. Onestamente, stavo per riderle in faccia, pensando che fosse una di quelle frasi super motivazionali che poi però non hanno un vero significato. Per fortuna ho lasciato che finisse di spiegarsi. Ha detto “Il futuro non esiste, perché quando si trasforma in realtà, non è altro che il presente”. Ovvero: il futuro esiste solo nella tua testa, perché nel momento in cui lo vivi, stai vivendo il tuo presente.
Booooom, rivelazione, cambio di prospettiva.
Ovvio che il futuro è qualcosa che esiste, ma il mio oggi, non è altro che il mio futuro di ieri. Ecco perché è così importante imparare a vivere il presente: perché è comunque un pezzettino di futuro che hai immaginato, magari desiderato e atteso.
Questa è la doverosa premessa per inquadrare il tema di questa puntata: il futuro fa paura quando lo guardi da un’unica prospettiva.
Perché, andando un po’ più a fondo della questione. Non è il futuro in sé che fa paura.
Il futuro in realtà potenzialmente potrebbe essere solo fonte di felicità (potenzialmente eh, la realtà lo sappiamo non è sempre tutta rose e fiori).
ll futuro non esiste perché in realtà il futuro è “tempo aperto alle possibilità”. Nel futuro potrebbe succedere qualsiasi cosa!
“Qualsiasi cosa”, ecco, è questo ciò che incute davvero timore: il non sapere, il non avere il controllo, l’ignoto e le combinazioni imprevedibili della vita.
Perché sì, in un futuro lontano o vicino potrebbe succedere qualsiasi cosa, in positivo o in negativo. Ma il non sapere è ciò che genera ansia, incertezza e, appunto paura.
Per cui: la paura del futuro non esiste di per sé, è la paura che possano succedere cose negative che rende tutto comprensibilmente complicato da vivere.
Ma… come sempre c’è un ma. La paura di cui stiamo parlando non è una paura costante. Questa emozione si fa sentire soprattutto nei momenti della vita durante i quali si percepisce un forte cambiamento in vista. Può trattarsi di qualsiasi cosa, sia personale che relativa al mondo circostante. Ma quando sentiamo che stiamo cambiando, allora lì, nell’aprirsi delle possibilità, ecco che arriva la paura del futuro.
E come si manifesta? Si manifesta nell’immobilità delle azioni, nella scelta di non scegliere. Quindi, si finisce con l’avere paura del presente stesso, si finisce per avere paura di ciò che sta succedendo e potrebbe succedere nel caso in cui decidessi di fare o non fare una determinata cosa.
Nel senso: quando si percepisce un cambiamento, spesso se ne ha timore, per cui, per evitare possibili conseguenze spiacevoli, si decide di non agire. In questo modo, dentro la nostra testa, non permettiamo al futuro di accadere, perché lo stiamo rimandando.
In realtà, lo sappiamo benissimo, la vita va comunque avanti. Un esempio? Ecco la mia esperienza.
Di quando ho capito che il Coaching era la mia strada, ma per paura del futuro ho fatto finta di niente
Facciamo un passo indietro. Ho incontrato la metodologia del Coaching molto presto, durante i seminari e i workshop di preparazione all’anno di scambio all’estero, quando nel 2012 sono partita per un anno in Francia. L’esperienza prevede che chi parte stia via dai 6 ai 10 mesi, vivendo al 100% come le persone dello stato in cui si trasferisce. Durante i mesi di scambio è vivamente sconsigliato tornare anche solo per una breve vacanza a casa perché lo shock culturale potrebbe compromettere l’intera esperienza.
Per questo l’associazione a cui mi sono affidata aveva previsto degli incontri di preparazione durante i quali con il gruppo di persone che sarebbero partite come me l’anno successivo, abbiamo fatto tantissime attività legate alla consapevolezza, al problem solving, alla creatività, alla visualizzazione. Il tutto con un unico obiettivo: allenare le nostre soft skill, in modo che fossimo in grado di cavarcela anche nelle difficoltà che si sarebbero presentate. Tutte le attività venivano proposte usando la metodologia del Coaching di gruppo. Molto bello, molto intenso. Avevo capito di che si trattasse? Decisamente no, ma le attività mi avevano colpito molto.
Andiamo avanti veloce, passiamo a novembre 2014. Ero già all’università e per una coincidenza di eventi ho vinto una borsa per uno scambio interculturale di 15 giorni in Georgia a tema comunicazione.
Anche qui si trattava di fare delle attività legate alla consapevolezza per rafforzare le soft skill, ma attraverso lo spirito di gruppo. Immaginati un gruppo di 15/18 persone provenienti da tutta Europa persi tra le montagne Georgiane insieme con i local, ovvero le persone del posto, e la neve che si estendeva a perdita d’occhio fuori. Beffa del destino? Il secondo giorno di scambio per colpa di una bufera di neve è saltato internet. Niente connessione, niente wifi, a malapena prendevano i telefoni. Quindi abbiamo vissuto un’esperienza surreale, in un posto sperduto, senza connessione con l’esterno, con un unico obiettivo: fare gruppo, svolgere le attività e vivere il momento.
Poteva essere un disastro però la fortuna è stata dalla nostra parte e il gruppo si è formato subito, creando un’energia unica che non ho mai più ritrovato in nessun’altra esperienza simile. Il merito della riuscita del progetto è stato delle facilitatrici: delle professioniste che hanno saputo gestire la situazione, le difficoltà e le attività nel modo migliore. Inutile aggiungere che anche in questo caso, la metodologia utilizzata per proporre e fare le attività è stata il Coaching di gruppo.
Ed è stato analizzando ciò che stava succedendo che mi sono resa conto che ci fosse una continuità tra le attività svolte in Georgia e quelle prima della partenza nel 2012. Così ho cominciato a fare domande e a chiedere alle facilitatrici in cosa consistesse il loro lavoro.
Mi hanno dunque spiegato che cosa fosse il Coaching, pregi, difetti, potenzialità e applicazioni. Inoltre, mi hanno raccontato il loro percorso sino a lì, così che potessi capire che tipo di competenze fossero necessarie per fare quel lavoro.
È stata una vera è propria rivelazione! Io stavo già frequentando la triennale di comunicazione per cui sembrava tutto calzare a pennello. È durante questa esperienza che ho capito che il Coaching sarebbe stata la mia strada.
Quindi tornata in Italia cosa ho fatto? Ho cominciato a informarmi, a studiare e a capire come diventare Coach? Assolutamente no! Anzi, proprio per niente!
Ho cominciato a rispondere a tutte le persone che mi chiedevano che cosa volessi fare “da grande” con “la giornalista”. Perché? Perché è un lavoro tradizionale, conosciuto, su cui di solito le persone non hanno domande. E quindi non avrei dovuto spiegare, andare in profondità per raccontare le motivazioni della mia scelta.
Sono andata avanti a far finta di niente quasi altri 3 anni, quasi dimenticandomi della sicurezza, della fiducia e della felicità che il Coaching mi aveva trasmesso. Avevo paura di prendere una decisione, mi sembrava troppo presto, troppo difficile, troppo surreale. Forse qualcosa di vero nelle mie paura c’era, ma la curiosità ha vinto! Con il passare del tempo ho cominciato ad informarmi, a studiare qualcosa, parlare con le persone, a cercare aziende e consulenti per capire come fare.
E poi? E poi il resto è venuto passo dopo passo, tra mille paure, dubbi, fallimenti e nuovi tentativi. Ciò che è importante sapere è che, ad un certo punto, nonostante avessi timore di ciò che il futuro poteva riservarmi, ho cominciato ad agire, pensando alla mia vita e non solo a tutto ciò che era ed è fuori dal mio controllo. Non è stato facile e, come dicevo, ci sono voluti quasi 3 anni perché mettessi da parte la paura del futuro e cominciassi ad agire pensando solo al presente.
Ancora oggi, qualche volta, quando devo affrontare nuove sfide ho paura di quello che il futuro possa riservare per me. Ad esempio: questo podcast è stato mesi chiuso in una cartella del computer. L’avevo scritto, strutturato e pensato nel dettaglio ma poi pensavo: “e se quello che ho da dire non interessa?”, “e se dico qualcosa che poi in realtà è sbagliato?”, “e se, e se, e se”…. E ad un certo punto mi sono detta “Basta! Ci provo. Poi nel caso mi correggerò in corsa”. E quindi eccomi qui!
3 consigli ed esercizi per imparare a vivere la paura del futuro con consapevolezza
Ecco i 3 consigli ed esercizi su come affrontare la paura del futuro, imparando a riconoscere l’incertezza e a trarne il meglio che possiamo.
Presupposto: l’incertezza fa timore sempre. Tendiamo a difenderci e ad essere titubanti verso ciò che non conosciamo, per poter valutare se si tratta di una minaccia oppure no.
Ma, visto che la titubanza e la diffidenza sono i modi in cui spontaneamente si risponde all’incertezza, come superare la paura di ciò che non si conosce e quindi del futuro?
1. Impara a conoscere le tue reazioni alle difficoltà e al cambiamento
Primo consiglio: tieni presente questo meccanismo. Impara a capire quali sono le tue reazioni e i tuoi comportamenti in situazioni di incertezza, difficoltà e dubbio. Prendi consapevolezza delle azioni o delle strategie che inconsciamente metti in atto, per poter capire se ciò che stai facendo è proteggere la tua serenità oppure evitare il cambiamento. Spesso viviamo sulla linea sottile che si crea tra questi due elementi. Ma poi basta un niente per nascondersi dietro la paura del cambiamento come scusa per non agire. Ascolta le tue sensazioni, le tue emozioni e i tuoi pensieri in modo attivo. Poniti delle domande per capire come stai, senza incolparti di chissà quale fallimento solo per aver dato spazio alla paura. La paura, come tutti gli altri sentimenti e le altre emozioni è normale, fa parte di noi e bisogna imparare a conoscerla.
La paura ci protegge e spesso ci guida nelle scelte. Tuttavia, non è sempre un supporto valido. Per questo ecco il secondo consiglio.
2. “Se succede questo, io…”
Ricordati che puoi controllare solo le tue azioni. Il mondo esterno rimane tale e non puoi controllare tutto ciò che vi succede.
Il futuro è sì frutto di tante variabili, ma sono le tue azioni, messe una dopo l’altra che costruiscono il tuo percorso.
Attenzione però a non cadere nella trappola del “se vuoi, puoi”. Non è vero che se vuoi puoi: il futuro è complicato, difficile e imprevedibile. Per questo fai ciò che riesci a fare, ciò che ti fa sentire a tuo agio e solo quando senti di aver raggiunto sufficiente benessere e consapevolezza fai un passo avanti verso il tuo futuro.
Metti al primo posto la tua serenità, il tuo benessere mentale e fisico. Prendi le decisioni in base a questo.
Poi, prova a guardare ciò che immagini per il tuo futuro da diverse prospettive. Come? Ogni volta che ti perdi a immaginare lo scenario peggiore che ti fa tanta paura, invece che concentrarti solo su quello, prova a trasformare la paura in un’azione.
Prendi il tuo fantastico quadernino degli appunti che hai iniziato nella scorsa puntata e scrivi: “Se succede questo, io …” e immagina cosa puoi concretamente fare per affrontare la situazione che ti intimorisce.
Questo esercizio è fondamentale per ridimensionare la paura, capire che cosa realmente ti intimorisce e mettere a fuoco gli strumenti che hai per superarla. Con questo esercizio riconoscerai anche le risorse che ti mancano per affrontare una determinata situazione. Scrivi tutto questo e poi rifletti su come acquisire le risorse, le capacità e le competenze che ti servono per iniziare a percorrere il tuo percorso.
3. Costruisci la tua scala: fai ingegneria inversa
Terzo e ultimo consiglio: immagina il futuro, ma ragiona un passo per volta. Infatti, quando pensiamo al futuro ci sembra che debba accadere tutto e subito, come se anche solo il fatto di aver pensato a un cambiamento e a come realizzarlo, lo renda completo, reale, lo faccia accadere. In realtà, non è così.
Provo ad utilizzare una metafora per spiegarmi meglio. Quando immagini il cambiamento del tuo futuro, prova a pensarlo come una scala. Adesso tu sei ai piedi della scala e il tuo futuro o il cambiamento che desideri è alla fine, dopo l’ultimo gradino.
Per poter costruire il cambiamento e quindi il tuo futuro, parti da cosa desideri, parti dall’ultimo gradino. Poi, passo, dopo passo, individua tutte le azioni che devi svolgere per arrivare fino ai piedi della scala. Si chiama ingegneria inversa: parti dalla fine e cammina a ritroso per capire quali sono le cose da fare, le risorse, le capacità e tutto ciò che serve fare, a partire da dove sei ora. Chiediti: cosa devo fare prima di poter salire l’ultimo gradino? E quello prima ancora? E prima ancora? Finché non sarai nella tua posizione.
Faccio un esempio: la scala è il tuo percorso universitario e tu sei al primo anno. La cima è la laurea.
Per fare questo processo di ingegneria inversa, parti dalla laurea e torna indietro. Cosa c’è prima della laurea? La stesura della tesi. Il gradino prima? Lo stage. Quello prima ancora? L’ultima sessione di esami composta da 3 – 4 esami. Prima della sessione? L’ultimo semestre. E così via, fino ad arrivare al punto in cui sei ora.
A cosa serve questo esercizio? A ragionare sul futuro mantenendo una visione d’insieme, ma agendo un passo per volta.
Ora pensa al tuo percorso, ai cambiamenti che desideri e al tuo futuro. Disegna sul tuo quaderno una scala e prova a scrivere per ogni gradino un’azione. Tieni presente però una cosa: per poter salire il primo gradino devi fare un piccolo passo, pensa in modo semplice, pensa ad azioni o piccoli traguardi che puoi realmente compiere tra un gradino e l’altro.
E poi, compilato il disegno, comincia ad agire.
Per concludere, ricorda che la paura del futuro non scompare ed è del tutto normale che si presenti in momenti di grande cambiamento o incertezza.
Però, non dimenticare che tu hai la responsabilità solo delle tue azioni, non di tutto ciò che ti circonda. Usa gli esercizi di questa puntata per imparare a conoscere la paura del futuro e viverla con molta più consapevolezza.
In bocca al lupo, ti auguro un futuro proprio come lo desideri!